
LUCA TRIDENTE
Luca Tridente nasce a Torino il 20 maggio 1968. Figlio d’arte, suo padre Guido, pittore e scultore, ha lavorato con alcuni tra i più importanti artisti del Novecento, come Enrico Baj. Fin da giovanissimo, il piccolo Luca viene avviato alla pittura. Dal 1982 inizia a lavorare a carboncino, china e acquerello e, sul finire degli anni ‘80, si appassiona brevemente allo sketch e al fumetto. Laureato in psicologia, la sua ricerca più intima prende avvio all’inizio degli anni ‘90, ma è nel 2010 che Tridente trova la chiave per raccontare la sua poetica e il suo mondo interiore. Il lavoro dell’artista ha attraversato varie fasi: dapprima mettendo in scena se stesso attraverso il suo animale totemico, il Toro; successivamente raccontando la società e il palcoscenico dell’esistente. In questa ultima fase, Tridente mostra due possibilità: una con un’accezione negativa e l’altra in cui l’uomo incontra la natura, riportando lo spettatore in una dimensione di fiducia e speranza. Gli anni del Covid hanno indubbiamente segnato un momento importante nella vita di ognuno di noi. La sensazione comune di sentirci contemporaneamente coinvolti in un evento di portata mondiale e collettiva, e al contempo estremamente soli, trova forma nell’opera dell’artista. Pur partendo dalla pandemia, questo concetto trascende il fatto e diventa un’attitudine sovrapponibile a situazioni più diverse. Così vediamo grandi masse di persone muoversi senza uno scopo, semplicemente seguendo il prossimo evento “imperdibile”, in un moto comune dove ognuno rimane, però, per conto proprio. Una partecipazione che è solo di facciata, in cui ogni uomo è un’isola e, come tale, rimane isolato. Ne è un esempio straordinario l’opera MoonWork . Il moto si rende ancora più faticoso e in salita nell’opera Arbor vita, dove l’orizzonte diventa un pendio simbolico del viaggio che ognuno compie. Il passaggio su questa terra così infuocata, in cui il rosso del suolo trapassa l’orizzonte e scalda la tela oltre la sua linea nera, è un viaggio che non si sviluppa orizzontalmente. Curiosamente, le scarne figure che popolano quest’opera non proiettano ombre, tranne due: la coppia di innamorati che nell’ombra si fonde e diventa un tutt’uno. Qui comincia a baluginare la luce della speranza; l’ombra la proiettano gli elementi veri e autentici, vivi, e la vita si compie nell’atto d’amore. Le figure umane nel lavoro di Tridente non sono aggettivizzate: non ci sono bocche, occhi o tratti somatici che le rendano riconoscibili. Sono figure scarne, anoressiche, consumate dall’atto di vivere, che ricordano le sculture di Alberto Giacometti o il sintetismo di certe opere d’arte primitiva. L’artista mira all’essenza e parla all’universale. Si noti però la seconda produzione di Tridente, quella in cui comincia a palesarsi una presenza diversa da quella umana: la Natura. Una struttura archetipica della natura prende forma nelle opere, quella dell’albero. L’artista dichiara che gli alberi, per lui, sono la testimonianza della resilienza, una resistenza fatta di radicamenti e appartenenza. Questi elementi si pongono in dialogo con l’uomo. In Sloping souls, una singola pianta sembra essere la destinataria di un pellegrinaggio, come un simulacro sacro a cui le persone tendono nel loro cammino. In Sicut arbor-sicut vita, il rapporto è opposto: una sola persona abita uno scenario ricco di vegetazione, dalla quale l’uomo rimane distante, come un osservatore silenzioso. In questo caso, l’artista parla di sé, della dimensione contemplativa; il paesaggio diventa la proiezione del riflesso interiore. Il marrone è il colore della calma, della terra, degli artisti. Tridente, con un occhio, vede il mondo esterno e con l’altro sente il mondo interiore. In Al di qua, al contrario, c’è una sola coppia di persone, quasi fuse in una, circondata dalla natura. Per una volta, l’artista restituisce alla terra il suo colore ontologico, il verde. In questo quadro, la dimensione si fa quasi panica: l’unione del maschile e del femminile, in uno scenario profondamente naturale, rimanda ad antiche simbologie alchemiche in cui l’uomo e la donna, fondendosi, giocano con le forze del cosmo atte alla creazione. Tutto vibra, parla di vita, fiducia e speranza. Tridente pare rassicurare il suo pubblico, raccontandoci che la vita è complessa e che ogni giorno vediamo in scena un nuovo spettacolo di grandi masse di uomini soli, ma in questa solitudine si può trovare qualcuno che aiuti a rimetterci in equilibrio con il mondo e la natura. In un’epoca in cui ci sentiamo spesso distanti e isolati, l’arte di Tridente diventa un ponte verso l’unità delle nostre parti, un invito a riconoscerci. Poetica Nell’opera di Luca Tridente il concetto di apeiron si dispiega come un vuoto, un’infinità che si cela sotto le forme e le apparenze, ma che in realtà rimanda a una condizione di perenne oscillazione tra l’individuo e il mondo. Le figure di Tridente, sottili e consumate dal passare del tempo, evocano l’arcano archetipo di Alberto Giacometti, con la sua essenza al limite del visibile. Sono immagini che, pur nella loro scarna fisicità, non sono riconducibili al singolo individuo, ma piuttosto a una condizione universale e collettiva, un simulacro della fragilità esistenziale. Attraverso l’utilizzo della grafite, del carboncino e della pittura acrilica, Tridente si affida a un linguaggio astratto per rappresentare l’uomo in una condizione sospesa tra la vita e la morte, tra il qui e l’altrove. Queste figure, prive di occhi e bocche, diventano emblematiche di un’esistenza segnata dalla distorsione, ma anche dalla speranza di una rinascita. L’oro, che per l’artista può rivelarsi un potente simbolo di potere, rimanda non solo alla dimensione sovrannaturale, ma anche a una riflessione critica sulla ricchezza e sull’economia. In questo senso, l’oro diventa il simbolo di un mondo che tende a estorcere valore dalle sue contraddizioni, un apeiron che si fa materia di sfruttamento e di alienazione, ma anche di speranza nel suo possibile rovesciamento. La confusione tra cielo e terra, l’elemento metallo come simbolo di un potere astratto e opaco, ci porta a riflettere sulla nostra condizione contemporanea: quella di esseri che, sospesi tra il divino e il terreno, vivono nel conflitto eterno tra creazione e distruzione.
ESPERIENZE ARTISTICHE
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