MARCO STRANO
Scenografo e costumista teatrale, si avvicina all’arte per esigenza di esprimere sé stesso. Le opere in mostra, raccontano pensieri nascosti, incubi notturni a cui è difficile dare un nome per la paura di essere scoperti o giudicati. Corpi femminili, nudi, aggrovigliati, in parte mutilati, cupi, offuscati inseriti in uno spazio chiuso austero e privo di vie d’uscita. Le scene rappresentate dall’artista padovano ci sbattono in faccia la violenza del desiderio inespresso, la paura di un rifiuto e la voglia dell’eccesso. La nostra mente rigetta ogni corpo rappresentato e ogni gesto ricostruito ed è proprio in questa costruzione non conforme a ciò che riusciamo ad accettare, che si basa la confusione e la destabilizzazione che proviamo nel momento in cui osserviamo le sue opere. I corpi senza volto, parti di arti mancanti, i collage carnali sono la rappresentazione erotica di un desiderio irrazionale intenso, ogni quadro ha una sua tensione intrinseca, scuote e ci porta a smascherare le nostre anime animali sopraffatte dai dettami del perbenismo. Pertanto, è necessario leggere le opere di Marco Strano non come un atto di violenza femminicida ma come la visualizzazione di un desiderio estremo, di un amore profondo per il corpo e per il piacere trasgressivo.