“Profezia” di Jacopo Sanna: Collage Contemporaneo Italiano tra Provocazione e Contesto Socio-Politico
- taitgroupsrl
- 20 ott
- Tempo di lettura: 5 min
“Profezia” di Jacopo Sanna è un’opera che si muove sul confine tra realtà e rappresentazione, tra il linguaggio politico e la spiritualità perduta. Realizzata come collage su tela (40x60 cm), quest’opera unica fonde icone mediatiche, potere politico e religione in un’immagine densa, enigmatica e provocatoria. È un racconto visivo che si inserisce nel dialogo più attuale dell’arte contemporanea italiana, capace di unire estetica e pensiero, provocazione e riflessione.
L’immagine – costruita come una copertina patinata – mostra Donald Trump, una colomba bianca, la bandiera americana e banconote che scorrono come simboli di dominio, fede e materialismo. Sanna li dispone come elementi di un rituale visivo che parla di potere, di profezia, di un mondo che ha smarrito il suo centro spirituale. Niente è lasciato al caso: ogni frammento di immagine è un frammento del nostro tempo, come se l’artista stesse componendo, attraverso ritagli e sovrapposizioni, una sorta di altare laico dell’Occidente.

“Profezia”: la visione e l’avvertimento
Nel collage, l’idea profetica non è soltanto tematica ma strutturale. Le immagini sembrano anticipare eventi, mescolando politica e destino in una narrazione che confonde cronaca e rivelazione. Sanna ha dichiarato che l’opera rappresenta “la vittoria alle Presidenziali USA e la morte di Papa Francesco durante il Giubileo”. Due eventi che, nell’immaginario dell’artista, non sono solo episodi, ma segni di un’epoca che si consuma tra l’apoteosi e la caduta.
Il gesto artistico diventa qui un atto visionario. “Profezia” non vuole predire, ma leggere i segnali del presente come un antico oracolo che traduce le inquietudini collettive in immagine. La colomba bianca, simbolo di pace, appare isolata e quasi imprigionata tra i simboli del potere terreno; il volto di Trump emerge come una maschera teatrale, più icona che persona; la bandiera americana si trasforma in sfondo e gabbia, mentre il denaro scorre come linfa e veleno.
Il risultato è una composizione che si comporta come un manifesto di civiltà: la profezia di una società che ha perso l’equilibrio tra il sacro e il politico, tra il desiderio di salvezza e la voracità del consumo.

L’artista: Jacopo Sanna e la Roma che genera visioni
Jacopo Sanna nasce a Roma nel 1990, nel cuore del rione Testaccio, quartiere popolare e colto, dove il mercato, la vita di strada e la memoria artistica convivono da sempre. È qui che Sanna sviluppa il suo sguardo diretto, urbano, ironico e profondamente simbolico. L’amore per l’arte gli viene trasmesso dal padre, collezionista di opere della Scuola Romana, tra cui Guttuso e Schifano – artisti che hanno saputo trasformare la realtà quotidiana in visione ideologica e poetica.
Seguendo questa scia, Sanna rifiuta la pittura puramente decorativa per abbracciare un linguaggio concettuale, diretto e narrativo. Le sue opere non vogliono “abbellire” uno spazio, ma inquietarlo. Non si propongono come oggetti d’arredo, ma come strumenti di riflessione e denuncia.
Parallelamente al lavoro artistico, conduce una vita da libero professionista, immerso nel ritmo del contemporaneo, e forse è proprio questa condizione di costante attraversamento – tra lavoro, quotidianità, e immaginazione – a dare alle sue opere quella energia urbana e visiva che le rende riconoscibili.
Nel 2024 Sanna espone le sue opere in tre città simbolo della cultura moderna: New York, Milano Brera e Firenze. Nel 2025 la sua presenza sulla rivista Arte Mondadori e nel Catalogo d’Arte Moderna (CAM) ne conferma l’ingresso ufficiale nel panorama artistico nazionale.
Il collage come strumento di analisi del presente
Nell’opera di Jacopo Sanna, il collage non è soltanto una tecnica, ma un linguaggio filosofico. Ritagliare, sovrapporre, frammentare: sono gesti che rappresentano l’essenza del nostro tempo, un’epoca in cui la verità è sempre mediata, scomposta e riassemblata. In “Profezia”, ogni immagine è rubata al mondo della comunicazione – giornali, moda, politica, pubblicità – e ricomposta in una grammatica nuova, dove l’apparenza si fa denuncia.
Sanna eredita, in modo personale, la lezione di Robert Rauschenberg e Mario Schifano, ma la trasforma in una voce più aspra e immediata. L’ironia e la rabbia convivono: la patina dorata del collage attira lo sguardo, ma lo costringe a interrogarsi su ciò che sta dietro la superficie.
È un’arte che parla del nostro modo di consumare le immagini, della fede riposta nei simulacri, dell’informazione trasformata in intrattenimento. Il collage, in Sanna, diventa atto di resistenza visiva: un modo per fermare la velocità e costringere il pubblico a guardare più a lungo, a leggere tra i segni.
Il simbolismo politico e la spiritualità contemporanea
Il contrasto tra la figura di Trump e quella del Papa evoca il dualismo eterno tra potere terreno e potere spirituale. Nell’universo di Sanna, però, entrambi i poli appaiono logori: la religione si secolarizza, la politica si sacralizza, e l’immagine si sostituisce al messaggio. La colomba – che in altri contesti rappresenterebbe la purezza dello spirito – qui è prigioniera nella trama del collage, sospesa tra fede e pubblicità.
L’artista non offre soluzioni, ma apre un varco di interpretazione: è ancora possibile distinguere il vero dal falso, il sacro dal profano, la realtà dalla sua rappresentazione? In questo senso, “Profezia” diventa un specchio collettivo, una visione che riguarda tutti.

L’eredità della Scuola Romana e la nuova arte italiana
Sanna appartiene a una generazione di artisti italiani che tornano a lavorare con l’immagine, ma con una consapevolezza nuova. Non più pittori di emozione pura, ma analisti visivi del contemporaneo, eredi di un pensiero figurativo che attraversa Schifano, Guttuso, Angeli e Festa. Roma, in questo senso, resta la sua matrice: città sacra e profana, dove il potere convive con la miseria, dove la bellezza e la decadenza sono parte dello stesso paesaggio emotivo.
La sua arte concettuale italiana si nutre di questo contrasto. Le opere non cercano armonia, ma collisione; non inseguono la perfezione formale, ma la verità del conflitto. “Profezia” è la sintesi di tutto questo: una tela che si fa campo di battaglia tra storia e futuro, immagine e significato, fede e denaro.
Conclusione: la profezia come specchio del nostro tempo
“Profezia” di Jacopo Sanna è un’opera che ci costringe a guardare oltre la superficie. Nella brillantezza dei colori e nella costruzione equilibrata del collage, si nasconde una critica radicale del presente, un modo per interrogare il destino della civiltà occidentale e il ruolo delle sue icone.
Sanna, con linguaggio lucido e immaginazione visiva, porta avanti una delle voci più significative dell’arte contemporanea italiana emergente: un’arte che non si accontenta di rappresentare, ma che vuole mettere in crisi lo sguardo, rivelando le contraddizioni del nostro tempo.
“Profezia” non è solo un titolo: è una dichiarazione di poetica. L’artista non racconta il futuro; lo smaschera. E nel farlo, ci restituisce l’immagine più sincera – e più inquietante – del presente.




Commenti