“PWWC1” di Attilio Tono: Scultura Contemporanea Italiana tra Materia e Instabilità
- taitgroupsrl
- 12 nov
- Tempo di lettura: 4 min
“PWWC1” di Attilio Tono rappresenta una delle espressioni più significative della scultura contemporanea italiana, in cui la materia diventa linguaggio e la trasformazione fisica del materiale si fa metafora del divenire umano. Realizzata con gesso, vino rosso, legno e cemento nelle dimensioni di 98x115x30 cm, quest’opera unica testimonia la costante ricerca dell’artista lombardo di un equilibrio tra stabilità e precarietà, tra struttura e disfacimento.
Tono, con la sua formazione accademica e la lunga esperienza nella docenza artistica, costruisce un percorso dove la materia non è mai solo mezzo, ma voce autonoma, capace di raccontare le tensioni del tempo presente. “PWWC1” si presenta come un organismo in bilico, un dialogo silenzioso tra solidità e dissoluzione, che invita lo spettatore a interrogarsi sul senso della permanenza nell’arte e nella vita.

L’Opera: La Materia come Memoria e Contraddizione
“PWWC1” è una scultura che vive nella contraddizione: la compattezza del cemento si oppone alla fragilità del gesso, mentre il vino rosso, versato e assorbito, introduce un elemento organico, quasi rituale. Le superfici irregolari e la composizione stratificata evocano un corpo in trasformazione, una materia che porta i segni del tempo e dell’intervento umano.
La scelta del vino rosso come medium non è casuale: richiama la tradizione, la convivialità, ma anche la traccia e la macchia, ciò che resta dopo il gesto. È una materia viva, che ossida e macchia, e che nel linguaggio plastico di Tono diventa simbolo dell’instabilità delle relazioni e della memoria. “La scultura è per me un campo di forze, non un oggetto finito”, afferma l’artista in un’intervista. “Ogni materiale reagisce, si oppone o collabora. È in quella tensione che nasce l’opera.”

Attilio Tono: Scultore della Materia e del Divenire
Attilio Tono, nato a Mariano Comense (CO) nel 1976, vive e lavora tra Milano e Berlino. Dopo gli studi al Liceo Artistico Bernardino Luini di Cantù, si forma all’Accademia di Belle Arti di Brera sotto la guida dello scultore Paolo Gallerani e della storica dell’arte Jole de Sanna, con la quale si laurea nel 1998.
Dal 2006 è docente di Scultura presso l’Accademia Aldo Galli di Como, e dal 2004 insegna Tecniche dei Materiali alla NABA di Milano, trasmettendo alle nuove generazioni la centralità della sperimentazione materica. Dal 2016 partecipa al progetto PILOTE di Berlino, piattaforma internazionale che esplora le contaminazioni tra scultura, installazione e processi di trasformazione spaziale.
La sua produzione artistica si inserisce nel filone della scultura contemporanea italiana che affronta la materia come campo di indagine: non superficie da modellare, ma entità da interrogare.
La Scultura Contemporanea Italiana come Spazio di Instabilità
Nel panorama della scultura contemporanea italiana, Attilio Tono rappresenta la generazione che ha superato il confine tra forma e concetto. La materia diventa pensiero visivo, e l’opera si apre al processo, all’errore, al tempo.
Questa visione affonda le radici nella tradizione plastica italiana — da Medardo Rosso a Luciano Fabro, fino a Giuseppe Penone — ma si rinnova nella sua capacità di riflettere il presente. In “PWWC1”, come in molte delle sue opere, la stratificazione materica non è solo esito tecnico: è un dispositivo poetico che registra le tracce dell’azione, le tensioni della realtà, le fratture del vivere.
Il vino rosso, elemento organico e quotidiano, si unisce al cemento, materiale costruttivo e industriale: la dialettica tra i due materiali costruisce un racconto visivo sull’instabilità del mondo contemporaneo, in cui nulla è veramente solido, nemmeno l’arte.
Tono tra Milano e Berlino: Dialogo tra Culture e Materie
Vivere tra Milano e Berlino significa per Tono attraversare due capitali simboliche dell’arte contemporanea europea. Milano lo lega alla tradizione del design e della materia, Berlino alla sperimentazione e alla libertà concettuale. Il suo lavoro nasce proprio da questa tensione geografica: un equilibrio precario tra rigore formale e anarchia del gesto.
Nel progetto PILOTE di Berlino, Tono approfondisce la relazione tra spazio, scultura e architettura effimera, con opere che si trasformano nel tempo o che incorporano elementi destinati a mutare.“PWWC1” è figlia di questo contesto: un’opera che non teme la trasformazione, che accoglie l’imperfezione come parte della sua verità estetica.

Tecnica e Poetica: la Scultura come Esperienza Sensoriale
La combinazione di gesso, vino rosso, legno e cemento in “PWWC1” esprime una poetica di stratificazione e contrasto. Ogni materiale è scelto per la sua capacità di reagire, di trasformarsi, di raccontare il tempo. Il gesso, materia fragile e assorbente, diventa la pelle dell’opera; il cemento, la sua struttura portante; il vino rosso, la sua linfa vitale.
Il risultato è una scultura che vive un equilibrio precario tra l’umano e il naturale, tra il gesto e la sedimentazione. È una forma di archeologia del presente, in cui l’artista non plasma la materia, ma la accompagna nel suo destino.
Conclusione: L’Eredità di “PWWC1” nella Scultura Contemporanea Italiana
“PWWC1” di Attilio Tono è una riflessione sulla precarietà, sulla trasformazione e sull’energia intrinseca della materia. L’opera, attraverso il contrasto tra i materiali e la tensione delle forme, diventa metafora di una contemporaneità instabile ma vitale.
Nel panorama della scultura contemporanea italiana, Tono rappresenta una voce coerente e necessaria: un artista che rinnova il linguaggio plastico, restituendo alla materia la sua forza narrativa e simbolica.“PWWC1” non è solo una scultura: è un frammento di tempo solidificato, una memoria in trasformazione, un pensiero che prende forma.




Commenti